Qual è il modo migliore per proporre il proprio lavoro a una casa editrice? - TitaniEditori

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Qual è il modo migliore per proporre il proprio lavoro a una casa editrice?

Joy Terekiev
“Io mi occupo prevalentemente di narrativa straniera e l’80% dei testi mi arriva da editori o agenti. Ma talvolta leggo anche inediti italiani presentati da agenti o da conoscenti. Se ci si auto-candida l’ideale è presentare un riassunto breve, basta una pagina, più poche righe autobiografiche. E quando si scrive fare attenzione a non esagerare con la  ”formula del diario”. Molti pensano che scrivere un romanzo parlando di sé sia la cosa migliore, non c’è nulla di sbagliato, ma molto dipende dal come lo si fa”.

Nicola-Lagioia
“Parlerò solo del metodo più difficile, perché è anche quello più sicuro. Scrivere un buon libro. L”80% dei libri che arrivano sono non libri. C’è un 10% di libri pessimi. Un 8% di libri mediocri. Un 2% di libri che vanno dall’interessante al molto bello. Dunque, un buon libro spicca subito nel mare di non libri e libri pessimi e mediocri”.

Giuseppe Stazzeri  
“Semplicità, sincerità, breve lettera di presentazione di se stessi e dell’opera che si propone. In caso di narrativa sempre meglio inviare l’opera integrale, mentre per la saggistica può essere sufficiente un campione di testo e un’articolata scaletta. E quanto più possibile, inviare a un editore il testo in formato digitale. Ormai tutti leggiamo manoscritti “immateriali” con rapidità ed efficienza maggiori. Infine, sforzarsi di credere che che se non è materialmente possibile che un editore legga tutto (ma ci sono comunque squadre di fidati lettori), non è neppure vero che non legga niente di quanto gli si manda, secondo un altro inveterato pregiudizio. In più un buon editore è anche un buon assaggiatore: e a volte bastano pochi bocconi per decidere…”

Gemma Trevisani  
“Il primo vero consiglio è quello di mandare il libro solo quando si è convinti al cento per cento: dopo aver scritto, riletto, chiuso, riletto ancora e corretto. È bene non avere fretta perché gli editori leggeranno una sola volta: con la mole di proposte che arrivano non sarebbe possibile fare altrimenti. Altra cosa, è importante scegliere gli editori a cui inviare il testo, conoscere almeno in parte le collane e la proposta di ognuno. Qualsiasi sia il punto di forza, un altro fatto essenziale è la coerenza: se si propone un romanzo rosa, ad esempio, e ci si trova invece alle prese con una prosa criptica e ampollosa (capita!), l’editore si domanderà che percezione ha l’autore del proprio lavoro. È sempre utile, poi, raccontare in poche righe l’idea, il cuore del libro. Altri piccole e banali osservazioni: l’incipit è sempre fondamentale. Spesso è la prima cosa che si è scritta e potrebbe essere molto migliorata, una volta terminato il libro. E poi il titolo: anche se magari cambierà, il titolo con cui ci si propone deve dirci qualcosa del libro e allo stesso tempo in qualche modo accendere la curiosità”. ?
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